Marc Lazar: “Giocare sulla xenofobia fa vincere le elezioni ma distrugge la società”
“Cavalcare la paura verso il diverso è molto facile, giocare sulla xenofobia e il razzismo sono una risorsa politica che fa vincere le elezioni. Però dividono sempre di più e questo non mi sembra il miglior argomento politico se vogliamo ricostruire la fiducia”. A Bologna ospite della Biennale della Cooperazione italiana promossa dall’Alleanza delle Cooperative italiane (Confcooperative, Legacoop e Agci), lo storico e sociologo della politica Marc Lazar ha offerto un’analisi della situazione italiana ed europea, tra “popolocrazia” (titolo del suo ultimo libro scritto con Ilvo Diamanti”) e futuro.
“La fiducia è un capitale che oggi non esiste più – dice Lazar –. C’è sfiducia verso le istituzioni, la classe dirigente, la politica e anche verso gli imprenditori e chiunque abbia potere, ma c’è sfiducia anche tra la gente a livello orizzontale: mi fido solo del mio vicino, mi fido solo della mia famiglia”. Ma senza fiducia “non si può costruire una società, non si può sviluppare l’economia – continua –. Bisogna ricostruire questa fiducia, a livello orizzontale, ed è molto importante il ruolo dei corpi intermediari”.
Ma da dove nasce questa sfiducia? “Quella verso la politica nasce principalmente dalla situazione economica e dall’immigrazione”, diventata un’emergenza “a causa della crisi di due modelli di integrazione: quello multiculturale e quello repubblicano alla francese. Bisogna ripensare il modello di integrazione”, sapendo che per fronteggiare il calo demografico “serviranno sempre più immigrati per la manodopera. Bisogna quindi regolare i flussi migratori, ma anche integrare”.
Nella costruzione della fiducia (o nella sua dissoluzione) sono evidenti anche le responsabilità della politica: “C’è bisogno di una classe politica che sappia rinnovarsi, rispondere alle attese della popolazione e rilanciare la produttività. La classe politica non può chiedere sacrifici alla popolazione senza essere esemplare. Se non si rinnoverà, sia nella sua composizione sia nella sua etica, se non sarà capace di indicare un progetto e una narrazione, allora non so quale sarà il nostro futuro. Ma non sarà un bel futuro”.
Condividi: