François Bourguignon: “Il populismo non può andare lontano”
“Il populismo è un processo politico attraverso cui alcune persone cercano di convincere parte dell’opinione pubblica del fatto che loro possano fare molto meglio degli altri. Il punto è che questo non è sempre vero. Sono un po’ scettico che il populismo possa andare molto lontano”. A Bologna per la Biennale della Cooperazione, François Bourguignon, dal 2003 al 2007 capoeconomista della Banca Mondiale, parla del rapporto tra populismo ed economia, di sviluppo e di Europa: “Serve più solidarietà, i Paesi che stanno meglio dovrebbero stimolare gli altri, piuttosto che risparmiare e lasciare indietro il sud Europa”.
“I Paesi del nord Europa stanno crescendo velocemente, la Germania sta andando bene, anche se sta rallentando, la Francia non sta andando così bene, e l’Italia non sta andando bene per niente”, continua Bourguignon, che è stato a lungo professore di economia e poi direttore dell’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. Esperto di distribuzione del reddito, disuguaglianza e sviluppo economico, approva il reddito di cittadinanza allo studio del governo italiano: “L’Italia era rimasta indietro dal punto di vista dell’assistenza per chi non ha lavoro o ha un reddito basso”.
Non è però la soluzione, tanto meno per rinsaldare il patto democratico tra cittadini e politica: “In Francia il reddito garantito è stato implementato al tempo del governo socialista e ha funzionato abbastanza bene, nel senso che siamo stati in grado di evitare la povertà estrema. Quello che sta accadendo in questi giorni mostra però che le cose non sono così semplici. Le persone che stanno protestando non sono necessariamente persone povere. È più che altro la classe media, che dice: ‘Guarda, la nostra situazione sta davvero peggiorando, non possiamo continuare così’”.
Per creare vero sviluppo servirebbe una visione più ampia: “L’idea che sia possibile stimolare l’economia semplicemente aumentando il potere d’acquisto delle persone o spendendo di più, non è una soluzione o, almeno, lo è solo a breve termine – spiega –. Quando si aumenta la spesa in un Paese, da una parte si stimolano i produttori locali, dall’altra le importazioni, ma soprattutto si incrementa il debito. E in questo momento, il più grande problema dell’Italia è il debito”.
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